Confindustria Ceramica

   

Nota sull’attuale situazione dell’industria ceramica italiana

La risposta delle imprese ceramiche italiane agli sbalorditivi aumenti nei costi del gas naturale e degli altri fattori di produzione, in un contesto di forte domanda domestica ed internazionale, è stata la salvaguardia del rapporto con il mercato e delle relazioni commerciali. Questo ha comportato la scelta della maggior parte delle nostre aziende di continuare a produrre pur scontando pesantissimi effetti sulla redditualità.


A metà marzo, quando la quotazione del gas ha raggiunto il livello record di 3,5 euro per metro cubo, si sono fermati 30 stabilimenti (degli oltre 220 presenti in Italia) e gli accordi di cassa integrazione - stipulati in via preventiva ed in molti casi con validità fino a fine anno - riguardavano 4.000 lavoratori. Lo stop alla produzione si è limitato, finora, ai giorni di picco massimo nelle quotazioni del gas, senza alcuna interruzione dell’attività commerciale delle imprese, che hanno continuato a relazionarsi con il mercato e a spedire il prodotto finito attingendo dal magazzino esistente. Parimenti, l’effettivo ricorso agli ammortizzatori sociali ha riguardato i soli casi di cessata produzione e per il relativo periodo, come previsto dalla legislazione vigente.


L’invasione dell’Ucraina ha accentuato tutti i problemi, aggiungendo anche quello degli approvvigionamenti delle argille qui estratte, che pesano per il 25% di tutte le materie prime utilizzate dall’industria ceramica. Le ultime navi attraccate al porto di Ravenna prima dello scoppio del conflitto consentono al settore di poter operare ancora per alcune settimane, che devono essere utilizzate per trovare soluzioni alternative.


La provenienza geografica ed i pesantissimi danni alle infrastrutture portuali hanno reso chiaro, fin da subito alle imprese italiane, l’impossibilità di utilizzare queste materie prime per anni a venire. Tutte le ceramiche italiane stanno lavorando per diversificare il loro approvvigionamento, sia in termini di maggiori richieste ai fornitori abituali presenti in altre zone dell’Europa, sia ricercandone di nuovi in aree fino ad adesso non coinvolte. Gli operatori del settore, in molti casi multinazionali, sono ben disposti nel supportare questi sforzi, ed in alcuni casi hanno già contrattualizzato trasporti non precedente pianificati per fornire volumi sostitutivi. L’estrazione delle materie prime da cave diverse richiederà il cambiamento della ricetta alla base degli impasti, un esercizio che i tecnici delle aziende ceramiche italiane sono in grado di fare, anche nell’ottica di confermare le qualità tecniche dei materiali ceramici italiani.  


Vogliamo con questa nota assicurare l’impegno prioritario dell’industria ceramica italiana per servire la propria clientela nazionale ed internazionale e anche nelle attuali condizioni di difficoltà per rafforzare le relazioni con i nostri partner costruite e consolidate nel tempo con tanto lavoro comune.