Confindustria Ceramica

Bilancio settore ceramiche commercialidi Alfredo Ballarini14   Novembre   2014

Società commerciali alla prova dei prezzi

Secondo l'analisi svolte da Alfredo Ballarini su un campione di 54 società, il calo della redditività è determinato dalla tensione sui prezzi di vendita che si unisce alla crescita dei costi di gestione.

Il settore delle imprese che commerciano in piastrelle, altrimenti dette ceramiche commerciali,  osservato attraverso un rappresentativo campione di  54 società omogeneamente presenti nei  tre anni considerati, ha aumentato le vendite nel 2012 del 2,93% passando da 408 a 420 milioni di Euro di fatturato. Ciò nonostante, è diminuita  la redditività operativa lorda  (EBITDA)  da un’incidenza del  5,98% al 4,64% in rapporto al valore prodotto. Questa caduta negativa è dovuta, contemporaneamente, ad una diminuzione del valore aggiunto, sia come margine percentuale sia in valore assoluto, e ad un aumento delle voci di costo successive, costo del personale e altri oneri di gestione. Un incremento del fatturato e una contemporanea perdita di valore aggiunto è un indicatore che segnala una probabile debolezza commerciale nelle trattative sul prezzo; è fondamentale comprendere che una politica commerciale che ha come risultato una perdita di valore aggiunto è da evitare se possibile o da rivedere se ha già prodotto i suoi effetti. Una perdita di prezzo del  5%, laddove quel prezzo incorporava un valore aggiunto del 35%, richiede un incremento del 17% della quantità venduta solamente per recuperare il valore aggiunto perduto;  se il sacrificio nei prezzi arrivasse al 10%, per ritornare al valore aggiunto iniziale occorrerebbe vendere una quantità superiore del 40% in più.  Il valore aggiunto deve essere il fulcro degli sforzi di chi opera in azienda: amministratori, dirigenti, dipendenti, fornitori e venditori, devono tutti agire sulla base di una approfondita cultura della formazione ed importanza di questo indicatore, se si vuole arrivare a fine anno con risultati positivi di bilancio. Un ulteriore aumento nelle voci di ammortamenti ed accantonamenti porta praticamente al dimezzamento dell’EBIT o margine operativo netto.  Evidente anche l’incremento negli oneri finanziari netti, così il conto economico limita la sua perdita finale solamente grazie ad un contributo di proventi straordinari e alla diminuzione della voce relativa alle imposte.
 

La pesantezza dei costi finanziari non è immediatamente spiegabile osservando la Posizione Finanziaria Netta, cioè i debiti finanziari produttori di interessi passivi  al netto della liquidità. Infatti la PFN mantiene un’incidenza del 15,5% - 15,6% sul fatturato negli ultimi tre anni; questa percentuale indica una buona gestione ed un equilibrio finanziario di fondo. Dunque la causa del considerevole aumento degli oneri finanziari netti è da ricondurre ad un aumento del costo di tale gestione e, visto l’andamento dei tassi di questi ultimi tempi, dobbiamo imputarla soprattutto a perdite su cambi e oneri collaterali più che ai soli interessi passivi.
 

Il ciclo finanziario come spesso avviene, evidenzia una dilatazione dei giorni medi di incasso rispetto ai pagamenti, mentre si incrementa la produzione del di flusso di cassa prodotto dalla gestione corrente,  che contribuisce al mantenimento dell’equilibrio finanziario di fondo.
Statisticamente le previsioni sulla redditività indicano una maggiore probabilità di aumento  dell’incidenza dell’EBITDA oltre il 5,4%, anche se non sono trascurabili le probabilità di una sua sostanziale stabilità. Sono invece certamente trascurabili le probabilità di una diminuzione al di sotto del 4%  nell’incidenza dell’Ebitda sul valore prodotto, sempre a parità di condizioni di fondo e di qualità di gestione.
Riassumendo idealmente le caratteristiche economico-finanziarie di questo settore  in un valore unitario di rating , valutato con la scala S&P, avremmo secondo calcoli da noi semplificati, un valore BBB+.