Confindustria Ceramica

Luigi Di Carlantonio - presidente ANDILdi Roberta Cristallo06   Agosto   2014

La ripresa dell'edilizia passa dal «ricostruire l'esistente»

Qual è l’attuale quadro di settore?
Dichiara Luigi Di Carlantonio, presidente ANDIL, “La dimensione dell’intero settore è stata drasticamente ridimensionata, di fatto dall’inizio della crisi abbiamo perso più dei 2/3 della produzione! Attualmente l’industria italiana dei laterizi conta 116 imprese attive e 138 stabilimenti. ANDIL rappresenta circa l’80% dell’intera produzione nazionale, che nel 2013 è stata di 6,35 milioni di tonnellate. Quest’ultimo è stato un anno difficile, il sesto consecutivo di calo della produzione di laterizi in Italia: -15,2% rispetto al 2012 e -69,0% rispetto al 2007, ultimo anno prima della crisi.
Del resto, il calo della produzione rispecchia l’andamento degli investimenti, elaborati dal CRESME, che attesta un ulteriore calo per le nuove costruzioni nel 2014 (un buon aumento per il rinnovo, sempre nel 2014), mentre una generale stabilità per il biennio 2015-16. Considerando le variazioni percentuali per il periodo 2014-16 negli investimenti per il comparto residenziale, “nuove costruzioni” e “rinnovo”, ed applicando tali differenziali alle singole tipologie di laterizio, in funzione dei relativi mercati, “nuovo” ed “esistente”, cui sono destinate, prevediamo ancora un calo della produzione totale dell’industria dei laterizi nel 2014 pari al 5,6%, e una stabilizzazione intorno ai 6 milioni di tonnellate fino al 2016.
Ci aspettiamo tuttavia che la ripresa delle costruzioni, se mai ci sarà, farà selezione e i prodotti di qualità e dalle alte prestazioni come il laterizio avranno il sopravvento. Proprio per questo, dal punto di vista associativo non ci si ferma un attimo, anzi, si opera su più fronti con maggior vigore, partecipando ai tavoli decisionali, collaborando con le maggiori università italiane, commissionando ricerche, presenziando attivamente i principali appuntamenti fieristici.

In occasione dell’Assemblea ANDIL 2014, tenutasi a Napoli il 20 giugno, lei ha lanciato la proposta di un piano per «ricostruire l’esistente» come soluzione per un’efficace valorizzazione del patrimonio edilizio che deve essere «sostenuto e incoraggiato dallo Stato».
Il rapporto della Banca Centrale Europea sulla ricchezza e i consumi delle famiglie dell’area euro ha indicato dati particolarmente eloquenti dai quali vorrei partire: il 60,1% delle famiglie è proprietario della casa in cui vive e il 23,1% anche di una seconda abitazione. In Italia i proprietari raggiungono il 68,7% della popolazione complessiva. Secondo l’Istat, il prezzo delle abitazioni esistenti in Italia ha registrato un calo del 12% dal 2010. Il 55% degli edifici ha più di 40 anni e consuma, di media, il triplo di quelli di recente costruzione. Il maggiore investimento delle famiglie italiane, così, sta perdendo valore di anno in anno.
Riteniamo sia giunto il momento di intervenire per dare nuovo valore al nostro patrimonio immobiliare, la maggiore ricchezza degli italiani e dell’Italia. La soluzione che proponiamo consiste nel riqualificare quanto esiste, ma, se necessario abbattendo per ricostruire ex novo, all’insegna della sostenibilità e della sicurezza, ovvero, della durabilità dei sistemi edilizi e delle loro prestazioni, in particolare sia quelle antisismiche che di maggiore efficienza energetica.


Quali ricadute si potranno avere?
Oltre a dare nuovo valore agli immobili, si avrebbero ricadute positive per l’ambiente, sottraendolo al degrado e non consumando ulteriormente il territorio. La diffusione di questa pratica riattiverebbe, inoltre, l’industria delle costruzioni, più volte indicata come traino per l’intera economia. A sostegno di un piano sicuramente ambizioso, ma ormai ineludibile, sono necessari investimenti pubblici e politiche che stimolino la responsabilità di ciascun proprietario.
È importante che il Governo si concentri alla stessa stregua di quanto sta facendo per l’edilizia scolastica, anche su un rilevante intervento a supporto di un vasto piano di edilizia sociale, per sostenere le categorie meno abbienti e dare, così, nuova spinta alla ripresa economica generale. Ogni euro pubblico investito nell’edilizia, infatti, genera un immediato effetto leva, stimolando ulteriori investimenti, pubblici e privati, per più di 60 centesimi, con conseguente rilevante incremento dell’occupazione. L’Italia ha bisogno di ripartire proprio dal mercato interno, per coniugare le esigenze di sviluppo e di occupazione con il rinnovamento del nostro patrimonio immobiliare: maggiore sicurezza, qualità, salubrità e comfort abitativo, nel rispetto delle risorse e dell’ambiente.

Come è possibile assicurare la regolamentazione delle misure necessarie a garantire un’edilizia di qualità?
Fatta salva la sicurezza sismica, bisogna considerare le peculiarità climatiche del nostro Paese. L’industria dei laterizi sta proponendo, in tal senso, soluzioni costruttive capaci di assicurare sicurezza strutturale, consumi energetici ridotti in inverno, ma soprattutto in estate, garantendo il giusto equilibrio tra isolamento termico e comfort abitativo per il clima mediterraneo. L’attenzione dei progettisti e dei consumatori finali, in questo momento, è alta ma purtroppo è, ancora una volta, il legislatore che rischia di ignorare le logiche della bioclimatica, spingendo verso l’iperisolamento e ricorrendo all’onerosa ventilazione forzata per cercare di sopperire al discomfort, provocando danni da subito e per gli anni a venire. È, infatti, in questi giorni in discussione il decreto attuativo della Legge 90/2013 sull’efficienze energetica (NZEB – Near/Net Zero Energy Building), ma sembra si stia andando nella direzione sbagliata laddove si vorrebbero imporre valori di isolamento, più spinti di quelli prescritti dalle recenti norme tedesche, pur avendo in Italia un clima decisamente più mite.
Se gli stessi tedeschi hanno scelto di non forzare verso il forte isolamento, per evitare problemi alla climatizzazione estiva, proprio non si comprendono i motivi del legislatore nazionale!
C’è poi un’attenzione alla salubrità che impone una particolare attenzione alla verifica di muffe ma, per fortuna, sembra che questo concetto possa essere più facilmente recepibile.
Analogamente, sul fronte delle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14/01/2008), in fase revisione, ha rimarcato l’importanza che queste “riservano idoneo spazio al trasferimento tecnologico ed alle integrazione di sistemi, opere e strumenti di ultima generazione”. L’Associazione ed il settore continuano, infatti, ad investire nella ricerca (grazie anche al finanziamento europeo, progetto INSYSME) di soluzioni per murature (strutturali e non) sempre più performanti in risposta alle sollecitazioni sismiche ed auspicando che tali risultati possano essere di supporto al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Quali sono i prossimi appuntamenti fieristici a cui prenderete parte?
Anche quest’anno saremo al SAIE con la collettiva delle aziende del laterizio e costituiremo assieme a Confindustria Ceramica una piazza espositiva dove, per l’occasione, daremo seguito a quanto proposto lo scorso anno per andare “oltre l’NZEB”, presentando uno standard di edificio made in Italy capace di coniugare sicurezza, risparmio e salubrità in area Mediterranea, poiché declinare le esigenze reali di tutte le tipologie di abitative con attenzione all’ambiente, alla qualità del costruito ed al benessere indoor sono le nostre priorità. Tutto ciò anche grazie alle sinergie tra il settore dei laterizi e quello della ceramica che procede con grande soddisfazione, dopo che è stata istituita la Federazione Confindustria Ceramica e Laterizi. Siamo, quindi, lieti di far parte della stessa squadra e con entusiasmo abbiamo accettato l’invito ad essere presenti al Cersaie con un nostro stand, così come già lo scorso anno dove abbiamo esposto la mostra in 3D “Laterizio Unconventional”.