Confindustria Ceramica

ceramiche spagnoledi Alfredo Ballarini16   Maggio   2014

Il (discreto) 2012 delle aziende ceramiche spagnole

La Spagna spinge sull’acceleratore delle vendite, e grazie a ritrovati equilibri, industriali aumenta la redditualità operativa, necessaria per coprire i pesanti oneri finanziari

È questa la fotografia che emerge dagli ultimi  dati di bilancio disponibili, relativi all’esercizio 2012, dell’industria delle piastrelle di ceramica in Spagna, analisi sviluppata su un campione di 87 aziende iberiche, rappresentativo di oltre  il 90% dell’intero settore.

Nel 2012 la scelta del settore ceramico iberico di spingere sull’acceleratore delle vendite oltre confine, su mercati a maggior rischiosità commerciale come il nord Africa, il Sud America e l’Asia, ha prodotti frutti, quantificati in una crescita del fatturato del +4,43% ed il valore aggiunto al 30,29% del fatturato. Di rilievo sottolinea il fatto che l’espansione delle vendite, ottenuta operando su un mix di aumento dei volumi e contenimento dei prezzi unitari, non ha inciso eccessivamente sul VA di settore, che si è ridotto di solo mezzo punto percentuale.  Ulteriori elementi di positività originano dalla crescita dall’ EBITDA, la redditività lorda operativa, passata in soli 12 mesi dal 9,48% al 10,97%: un balzo reso possibile dall’aumento della produttività aziendale e da uno stringente controllo sui costi, soprattutto del personale che – a fine 2012 – erano pari al 18,82%.

Notizie più preoccupanti derivano invece sul versante degli oneri finanziari, dove le aziende spagnole pagano oltre il 4% del fatturato alle banche, evidenziando una struttura delle fonti di finanziamento particolarmente sbilanciata sul versante dell’indebitamento bancario (quota superiore al 25% delle fonti di finanziamento, con un rapporto 1/3 a breve e 2/3 a medio lungo termine). Appesantimento che determina valori leggermente positivi della redditività 2012 (+0,17%) dopo un biennio di risultati lievemente negativi: -0,47% nel 2011 e -0,34% nel 2010.