Confindustria Ceramica

Decorazione in terzo fuocodi Alfredo Ballarini17   Ottobre   2017

Il terzo fuoco flette ricavi ed utili

Il settore del Terzo Fuoco, osservato attraverso un rappresentativo campione di 29 società omogeneamente presenti nei tre anni considerati, ha ulteriormente diminuito le vendite nel 2015 del 5,42% passando da 110,02 a 104,06 milioni di Euro di fatturato. Contemporaneamente è diminuita la redditività operativa lorda (EBITDA) che si porta da un’incidenza del 9,50% rispetto al valore prodotto del 2014 ad un 6,96% del 2015. Permane la presenza di una consistente voce di costo relativa al godimento beni di terzi, cioè si intendono affitti e locazioni varie, pari ad un 5,41% del valore prodotto. Se le aziende del settore avessero tali beni inseriti nei loro investimenti, potrebbero godere esse stesse di questo 5,41% come maggior reddito operativo, almeno al lordo degli ammortamenti e quindi godrebbero di tutto il maggior flusso di cassa. Detto questo osserviamo come il peggioramento reddituale  è legato in gran parte ad una diminuzione del valore aggiunto e un aumento degli altri oneri di gestione, nonostante i risparmi ottenuti sul fronte del costo del lavoro. La netta diminuzione del  valore aggiunto, che porta la sua incidenza dal 34,88% del 2014 al 32,21% del 2015, evidenziando una chiara difficoltà sul fronte commerciale, prosegue in un trend che non dà segni di inversione.

Dopo un 5,93% di ammortamenti, ancora aumentati anche in valore assoluto, diminuisce considerevolmente il risultato operativo netto (EBIT) che pesa ormai solo per uno 0,85%, sul valore prodotto. Sempre elevati, anche se in calo rispetto all’esercizio precedente, gli oneri finanziari che assorbono il 2,07% del valore della produzione; come si evidenzia ogni anno, una maggiore capitalizzazione potrebbe trattenere un maggiore cash flow pre imposte pari al 7,48% del valore prodotto, tra minori costi per locazioni e minori oneri finanziari. Alla fine del conto economico un po’ di oneri straordinari ed imposte pari a circa l’1% del valore prodotto,  portano definitivamente in perdita, per un meno 2,48%, il risultato finale del settore industriale considerato. La pesantezza dei costi finanziari è dovuta ad una sempre consistente posizione finanziaria netta, cioè i debiti finanziari produttori di interessi passivi al netto della liquidità che però diminuisce  dal 56,3% al 47,6% circa rispetto alle vendite. Questa percentuale indica una difficoltà cronica nel finanziare l’impresa con il proprio reddito. La causa è riconducibile a vari fattori, quali l’esiguo cash flow e lo sfasamento negativo del ciclo finanziario. Statisticamente le previsioni sulla redditività propendono per un ritorno dell’EBITDA al di sopra dell’8,2% rispetto al valore della produzione, confidando che vi sia un rimbalzo di reazione, anche se ciò che preoccupa è la costanza del trend in discesa del valore aggiunto che certo non favorisce l’ottimismo della statistica.
 

Passando ad un’analisi grafica dei dati, effettuata grazie alla nuova applicazione WI-FROM.exe da noi elaborata per analizzare automaticamente in 1 minuto qualunque bilancio depositato in Italia, possiamo velocemente tracciare una serie di figure dalle quali avere ulteriori elementi di giudizio. Il grafico dell’andamento della Struttura Finanziaria permette di meglio valutare l’efficienza e l’equilibrio dello stato patrimoniale. Esso evidenzia come le vendite del settore in analisi, rappresentate dall’altezza del triangolo sulla destra siano circa la metà del patrimonio investito, rappresentato dall’altezza di tutta l’area rettangolare a sinistra; quindi l’efficienza finanziaria del settore si riduce a circa 0,5 cioè fattura più o meno la metà di quanto investe. La questione non è priva di significato: partendo dal presupposto che l’impresa è prima di tutto un investimento dal quale ci si attende un rendimento soddisfacente, i risultati reddituali ottenuti a conto economico si riducono, percentualmente, alla metà se rapportati al capitale investito. I debiti finanziari netti raffigurati dall’ovale, mostrano di essere una percentuale vicina al 50% delle vendite, molto più contenuta invece se rapportata al patrimonio rappresentato dall’intera area rettangoare. Il CCN capitale circolante netto (net working capital) del settore è leggermente negativo, cioè il rettangolo verde di destra è inferiore rispetto al rettangolo verde di sinistra, e sta ad indicare un leggero squilibrio finanziario nelle scadenze temporali dei debiti (debiti a medio lungo termine inferiori agli investimenti a medio lungo termine).  La panoramica che emerge a colpo d’occhio anche dal grafico “Come paga? Cioè c’è solidità finanziaria?” la cui “torta” è divisa in un’area rossa pari al 64%, che rispecchia l’insieme dei fattori da migliorare e in un’area verde pari al 36% che invece evidenzia quanto di positivo è stato riscontrato, è di una situazione da monitorare e migliorare. Infine il grafico “Come lavora economicamente?” evidenzia una “torta” diversa dalla precedente, con qualche difficoltà in meno, in quanto l’area rossa dei fattori migliorabili è pari al 27 ~ 32% mentre quella verde, relativa ai fattori positivi si espande per un 68%.
 

Riassumendo idealmente le caratteristiche economico-finanziarie di questo settore in un valore unitario di rating, valutato con la scala S&P ma con metodi soggettivi di chi scrive, avremmo, secondo calcoli semplificati, un valore diminuito a BB- .